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Attesa
di giugno Che fine ha fatto il rigore
tedesco? La
verità è che tutti in Europa e forse anche altrove, stanno ora a chiedersi
come sia possibile che l’Italia sia riuscita a scontare 14 miliardi di
flessibilità di bilancio e per il solo 2016. Una cifra da paura. Il
commissario Pierre Moscovici, erede del giacobinismo, ha subito precisato che
si trattava di “un diritto e non di un privilegio”, ma era difficile
credergli. Nessun Paese ha ottenuto mai ciò che hanno ottenuto Renzi e Padoan
e sotto gli occhi imperturbabili di Schäuble. E’ dunque finito il rigore
tedesco? Ci si è convinti, a contrario di quello che predica un isolato
Weidmann, che con il debito si possa crescere? Anche perché, insomma, la
crescita italiana, è davvero miserella, sia rispetto agli altri Paesi
d’Europa che ai concorrenti sui mercati di tutto il mondo. E visto che la
stagione recessiva non sembra affatto conclusa per l’eurozona, c’è da credere
che possa persino peggiorare. Nel 2015 il Pil è salito dello 0,8%, e nel 2016
il Governo conta di arrivare a un +1,2%, quando manco l’Istat crede in questa
performance. L’Italia di Renzi e Padoan sembra la stessa che abbiamo sempre
conosciuto: ristagna, non è competitiva, non sa mettere in circolazione le
sue ricchezze. Come dice Claudio Gentile su “il sole 24 ore”, stiamo “tutti
fermi dietro i vetri di una finestra chiusa, rattrappiti dall’incertezza sul
che fare”. E poi c’è il debito, che è quello che è, non è diminuito nel 2015,
non diminuirà nemmeno del 2016. A Berlino devono essere impazziti. Oppure la
tregua concessa all'Italia è dovuta al voler capire l'effetto del Jobs Act
sul mercato del lavoro e l'avanzamento del riordino istituzionale e delle
altre riforme. Non sottovalutate quella costituzionale. E’ il biglietto di
visita di Renzi in Europa, con cui si presenta come colui che vuole allineare
l’Italia a tutti gli altri Paesi membri, dove solo la Spagna ha ancora un
Senato elettivo. Di fatto, i problemi che presenta l’Italia sono divenuti
improvvisamente minori agli occhi dei tedesche. Piuttosto si teme Brexit, o
che Hollande venga subissato dal Front national, mentre in Spagna Angela
Merkel, rischia di perdere un suo alleato di lungo corso come Rajoy. Sanziona
l’Italia ed ecco che devi mettere sotto schiaffo anche la Spagna per
l’infrazione del disavanzo. Infine c’è di nuovo il fantasma greco, e persino
con Atene, Schäuble sembra diventato prudente. Meglio aspettare allora che le
cose si definiscono, gli ultimi dieci giorni di giugno dove tutti i nodi
verranno al pettine. A quel punto vedremo il vero volto della Germania. Per
cui il governo italiano non si faccia troppe illusioni, il lupo perde il
pelo, ma il falco mantiene gli artigli. Roma, 19
maggio 2016 |
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